Bellissima iniziativa - e ottima risposta a quel che diceva Ken Robinson di un esperimento sul pensiero divergente condottto con bambini della scuola dell'infanzia, poi ripetuto 5 anni dopo, nella sua conferenza "Changing Paradigms" nel 2008 (1). Lui concludeva che la scuola uccide il pensiero divergente/creativo perché è geneticamente programmata per farlo ("It's in the gene pool of education"). Voi dimostrate invece che la scuola lo può incoraggiare. E aggiungerei, in base all'esperienza di mia figlia che ha fatto la scuola dell'infanzia e primaria in un paesino toscano negli anni 80, che in Italia c'è una lunga tradizione in questo senso.
Ritengo che viviamo in una società che da una parte propone e crea modelli basati sull’individualismo, sull’egoismo sociale, sul successo personale… mi sono fatto da solo… dall’altra, nel mondo lavorativo, richiede competenze collaborative. I neoassunti, infatti, più che competenze specialistiche (queste se mai saranno le stesse aziende a fornirle ai giovani perché cambiano in continuazione) devono possedere competenze nuove quali la conoscenza dell’inglese in modo da poter sviluppare una trattativa di qualsiasi tipo, ma soprattutto è necessario che sappiano lavorare in team, che sappiano comunicare e relazionarsi con gli altri . La complessità della nostra società, quindi, non può essere affrontata utilizzando esclusivamente competenze competitive e competenze individualistiche, ma occorre potenziare le competenze sociali in quanto la spinta del gruppo promuove maggiore motivazione all’apprendimento e maggior coordinamento degli sforzi per raggiungere l’obiettivo prefissato. Non è detto che la socializzazione, l’integrazione nel gruppo siano sufficienti a creare lo scambio nei gruppi o fra i gruppi, infatti, il saper vivere con gli altri non è un fatto innato, ma deve essere sviluppato e potenziato e chi meglio della scuola lo può far sperimentare?
Bellissima iniziativa - e ottima risposta a quel che diceva Ken Robinson di un esperimento sul pensiero divergente condottto con bambini della scuola dell'infanzia, poi ripetuto 5 anni dopo, nella sua conferenza "Changing Paradigms" nel 2008 (1). Lui concludeva che la scuola uccide il pensiero divergente/creativo perché è geneticamente programmata per farlo ("It's in the gene pool of education"). Voi dimostrate invece che la scuola lo può incoraggiare. E aggiungerei, in base all'esperienza di mia figlia che ha fatto la scuola dell'infanzia e primaria in un paesino toscano negli anni 80, che in Italia c'è una lunga tradizione in questo senso.
RispondiElimina(1) Vedi versione sottotitolata con trascrizione, da 46:50 a 50:11
Ritengo che viviamo in una società che da una parte propone e crea modelli basati sull’individualismo, sull’egoismo sociale, sul successo personale… mi sono fatto da solo… dall’altra, nel mondo lavorativo, richiede competenze collaborative.
RispondiEliminaI neoassunti, infatti, più che competenze specialistiche (queste se mai saranno le stesse aziende a fornirle ai giovani perché cambiano in continuazione) devono possedere competenze nuove quali la conoscenza dell’inglese in modo da poter sviluppare una trattativa di qualsiasi tipo, ma soprattutto è necessario che sappiano lavorare in team, che sappiano comunicare e relazionarsi con gli altri .
La complessità della nostra società, quindi, non può essere affrontata utilizzando esclusivamente competenze competitive e competenze individualistiche, ma occorre potenziare le competenze sociali in quanto la spinta del gruppo promuove maggiore motivazione all’apprendimento e maggior coordinamento degli sforzi per raggiungere l’obiettivo prefissato.
Non è detto che la socializzazione, l’integrazione nel gruppo siano sufficienti a creare lo scambio nei gruppi o fra i gruppi, infatti, il saper vivere con gli altri non è un fatto innato, ma deve essere sviluppato e potenziato e chi meglio della scuola lo può far sperimentare?